Approfittiamo della notizia di un noto brand di borse di lusso che è finito nell’occhio del ciclone per essersi avvalso di sfruttamento della manodopera (per ora, a sua insaputa) perpetrato da fornitori all’interno della supply chain, per fornire qualche indicazione su un processo importantissimo in ambito di sostenibilità, ossia quello della due diligence lungo la catena del valore.

Quando le supply chain son molto complesse, è proprio al loro interno che abbiamo l’attività con il maggior impatto in termini di ESG, e di conseguenza con il maggior rischio. Cui si aggiunge il fatto che una delle maggiori sfide in questo processo è la mancanza di trasparenza nella supply chain, un aspetto chiave per scoprire i rischi nascosti o per avere la capacità di tradurre tali informazioni in business intelligence.
I rischi nascosti sono quelli più costosi
Il livello di rischio reputazionale e legale collegato alle attività svolte da fornitori nella supply chain può essere di diversa entità, perché non tutte le aree han lo stesso peso. Tra di esse, le violazioni di diritti umani, come il lavoro forzato, la schiavitù moderna e lo sfruttamento minorile,e l’inquinamento ambientale sono fra quelle di maggior portata.
Uno degli aspetti che rende questi rischi tanto dannosi è il fatto che i fornitori diretti potrebbero essere completamente all’oscuro degli elementi negativi e non avere la visibilità totale per identificare e segnalare tali rischi nascosti. Per questo gli assesment generalmente inoltrati per la compilazione autonoma da parte del fornitore potrebbero non essere sufficienti, e di conseguenza i rischi cui si espone l’azienda potrebbero essere:
▶ Mesi (o anni) di mancato accesso al mercato, con perdite di entrate che possono arrivare a cifre milionarie
▶ Costi per la sostituzione dei fornitori, che potrebbero comportare una completa reingegnerizza- zione dei prodotti
▶ Danni irreparabili al marchio e alla reputazione dell’azienda
▶ Spese legali
▶ Molto tempo e risorse spesi per completare la due diligence richiesta per raccogliere i dati ESG mancanti e dimostrare la conformità dell’azienda
▶ Incapacità di soddisfare le aspettative di clienti e investitori, con conseguente perdita di entrate e accesso ai capitali
Gli esempi di ripercussioni legali e di brand reputation derivanti dalla catena del valore son diversi.

- Nike: Nel 2011, Nike ha subito una forte pressione pubblica a causa delle condizioni di lavoro dei suoi fornitori in Asia. L’azienda ha risposto pubblicamente alle critiche e ha adottato misure per migliorare le condizioni di lavoro dei suoi fornitori 2.
- Apple: Nel 2010, Apple ha subito una forte pressione pubblica a causa delle condizioni di lavoro dei suoi fornitori in Cina. L’azienda ha risposto pubblicamente alle critiche e ha adottato misure per migliorare le condizioni di lavoro dei suoi fornitori 2.
- Nestlé: Nel 2015, Nestlé ha subito una forte pressione pubblica a causa dell’uso di lavoro minorile nella sua catena di fornitura di cacao. L’azienda ha risposto pubblicamente alle critiche e ha adottato misure per migliorare le condizioni di lavoro dei suoi fornitori 2.
Come scoprire e mitigare i rischi in modo proattivo
Esistono due metodi per scoprire i rischi ESG nella propria supply chain.
Monitoraggio diretto
Comunicare direttamente con i fornitori per ottenere i dati sulla performance ESG, usando di solito questionari, sondaggi standard di settore e visite sul posto.
Lo scopo è capire i punti di forza nella reportistica ESG e dove possono fare progressi. Il monitoraggio diretto funziona bene quando si ha una relazione di collaborazione con i fornitori nel percorso aziendale ESG e quando si ha un maggior potere nella propria sfera di influenza.
Screening avanzato dei fornitori tramite soluzioni di intelligenza artificiale
Monitorare le performance dei fornitori e individuare i rischi osservando le loro citazioni in fonti di dominio pubblico, che includono la copertura mediatica negativa e il controllo delle aziende in lista nera e dei soggetti sanzionati. Lo scopo è ottenere in modo proattivo i dati dei rischi ESG per integrare eventuali mancanze nel monitoraggio diretto e salvaguardare la tua azienda da soggetti ostili che potrebbero nascondere le informazioni. È importante sottolineare che lo screening avanzato dei fornitori mira ad anticipare una vicenda, piuttosto che a reagire ad azioni giudiziarie o interventi normativi. Lo screening avanzato dei fornitori deve essere eseguito con una combinazione di intelligenza artificiale e impegno manuale, che richiede competenze in materia di ESG, supply chain management e conformità dei prodotti. Le società che propongono questo tipo di attività garantiscono:
- Il Monitoraggio di una vasta gamma di fonti tra cui:
- Liste nere e di sanzioni, per impedire che la tua azienda collabori con imprese nella supply chain soggette a divieti operativi
- Citazioni su stampa, radio e televisione che pubblicano notizie di settore,inclusi contenuti a pagamento di riviste di settore
- Social media
- Pubblicazioni di organizzazioni non governative (ONG), gruppi di vigilanza e uffici legali
- Pubblicazioni e avvisi governativi
- Focus sulle informazioni più utili e sulle opinioni negative, per non perdersi nel vasto numero di risultati di ricerca
- Reportistica relativa ai fornitori critici ed alle aree a rischio
A quali standard far riferimento per strutturare la propria indagine?
E’ responsabilità delle aziende individuare il campo di applicazione della loro attività di due diligence, l’estensione della supply chain da monitorare e gli elementi da indagare.
Esistono diversi standard e modelli sviluppati a livello settoriale per gli argomenti specifici più rilevanti, sia per la conformità dei prodotti che per l’ESG. Questi modelli possono risultare utili a sostegno di un programma di sostenibilità, ma, senza le giuste competenze, i rischi nella supply chain non potranno essere mitigati nella maniera più adeguata. E’ esattamente quello che è successo nel 2021 al marchio di moda H&M che , ricorrendo all’Higg Materials Sustainability Index (un modello standard usato da molte imprese del settore tessile per sostenere le proprie affermazioni sulla sostenibilità) ha presentato il suo Higg Index Sustainability Profile . Tuttavia, nel 2022 H&M è stata accusata di “greenwashing”, ed è stata obbligata ad eliminare tutte le dichiarazioni di sostenibilità. Questo perchè l’indice utilizza medie aggregate per valutare le prestazioni ambientali e non i dati specifici di un’impresa e probabilmente il supporto di consulenti specializzati avrebbe rilevato rapidamente questi limiti intrinseci dell’indice e avrebbe integrato le valutazioni per ridurre i rischi.